Le problematiche del settore r.c.auto sono divenute di scottante attualità, in connessione con il forte aumento dei prezzi delle coperture. In questa ottica,  l’ISVAP ha avviato alla fine del mese di luglio una fase di confronto con il mercato, convocando l’associazione di categoria (ANIA) nonché i primi otto gruppi assicurativi nazionali operanti nel settore (che rappresentano circa l’80% in termini di raccolta premi), conclusasi nel mese di settembre. 


Nel mese di ottobre è stato avviato un analogo confronto con le otto associazioni dei consumatori maggiormente rappresentative. Alla fine  l’Autorità ha elaborato una sintesi sfociata in un  pacchetto di proposte per contribuire a contenere il costo della r.c.auto nella misura del 15-18% e per realizzare un equilibrio tecnico del ramo nel medio periodo. 
Per ottenere tali risultati occorrono importanti politiche di potenziamento delle reti liquidative, più volte sollecitate da parte di questa Autorità. L’assicurazione r.c.auto (sono oltre 40 milioni i veicoli in circolazione) la pone, in ragione della sua obbligatorietà, al centro dell’attenzione dei diversi soggetti, pubblici e privati, coinvolti nella ricerca di un punto di equilibrio che superi l’attuale critica situazione che si riscontra nella elevatezza dei premi praticati  per la  tutela del consumatore. 
La situazione di criticità  trova, almeno in parte, la sua ragione nella asimmetria che caratterizza il sistema: all’obbligo di assicurarsi che grava sul contraente si contrappone l’obbligo a contrarre, fissato ex lege, a carico delle compagnie di assicurazione, con la particolarità che il prezzo è stabilito dalle stesse imprese senza alcuna possibilità di “interventi calmieratori” per effetto della legislazione comunitaria del 1993 che, come noto, ha introdotto un regime liberalizzato, sottoposto alle regole del mercato e della libera concorrenza. Per far fronte ai momenti di maggiore tensioni sui prezzi, nel passato sono state adottate iniziative legislative, quali ad esempio il blocco delle tariffe r.c.auto, che hanno poi condotto alla condanna dell’Italia da parte della Corte di Giustizia UE per violazione del citato principio di libertà tariffaria. Da un punto di vista normativo, iI settore è stato interessato negli ultimi anni da una serie di interventi volti a contenere i costi del sistema: dalla prevenzione della sinistralità (introduzione della patente a punti, revisione in senso più rigoroso del Codice della Strada), alla tabellazione delle c.d. micropermanenti (lesioni fino a 9 punti di invalidità permanente),  alla introduzione del sistema del risarcimento diretto. Queste disposizioni, al pari della successiva realizzazione, in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico, del Preventivatore r.c.auto, ad oggi unico servizio pubblico di preventivazione in ambito europeo, hanno inciso positivamente sulla mobilità dei consumatori, facilitandoli nella comparazione dei prezzi delle coperture. 
Le imprese hanno reagito azionando prevalentemente la leva degli aumenti tariffari, in particolare a partire dalla fine del 2009. Tale comportamento  a fatto si che, lo scorso giugno, nel corso della presentazione della Relazione Annuale sull’attività nel del 2009, l’Isvap ha denunciato il rischio che il ramo r.c.auto possa divenire un vero e proprio “tallone d’Achille” del sistema assicurativo nazionale, con effetti penalizzanti per i cittadini, evidenziando che:
• l’aumento dei premi non è la risposta corretta, ma solo la leva più immediata e a più rapido effetto in un mercato in cui il cittadino è obbligato ad assicurarsi;
• permangono diffuse carenze nella liquidazione dei sinistri da parte delle compagnie, in particolare nel meridione d’Italia.Nell’ultimo quinquennio la presenza degli uffici di liquidazione dei sinistri sul territorio è diminuita del 30%; il rapporto tra reclami e sinistri è peggiorato del 77%. si sta acuendo il fenomeno dell’evasione dell’obbligo assicurativo da parte dei cittadini, proprio per effetto dei premi elevati, talora insostenibili in alcune zone d’Italia.
Sono state, inoltre, evidenziate alcune significative criticità:
- nel 2009 il mercato ha ricevuto complessivamente circa 110.000 reclami con un incremento rispetto al 2008 (+15%) che segue quello, già considerevole, registrato nel 2007;
- in aumento anche i reclami pervenuti all’ISVAP nello stesso anno (oltre 32.000, +14% rispetto al 2008) che confermano il trend già riscontrato: la r.c.auto (75% del totale reclami) e in particolare la liquidazione dei sinistri (83%) è il settore maggiormente interessato;
- sempre nel 2009 l’ISVAP ha irrogato sanzioni per circa 60 milioni, dei quali circa 50 milioni (pari all’83,2% del totale) ascrivibili ad illeciti per violazione della normativa r.c.auto e ben 47 milioni riferibili in modo specifico a violazioni delle disposizioni in materia di liquidazione sinistri. Sotto il profilo dell’azione di vigilanza, l’Autorità ha proseguito le sue attività in maniera incisiva:
- dallo scorso mese di giugno ha avviato 14 istruttorie nei confronti di altrettante compagnie per sospetta elusione dell’obbligo a contrarre; dette imprese praticavano tariffe talmente elevate (con punte di 8.500 euro), soprattutto in alcune zone del Paese, da scoraggiare l’acquisto della copertura.
Inoltre l’Isvap ritiene necessario un intervento normativo per dare piena attuazione alla disciplina del danno alla persona (art.138 del Codice delle Assicurazioni) con riguardo alle c.d. macrolesioni (lesioni di non lieve entità che comportano dal 10 al 100% di invalidità permanente). 
L’introduzione delle tabelle relative alle valutazioni medico-legali e alla quantificazione economica non è riuscita, infatti, a contrastare appieno le finalità speculative e fraudolente, risultate particolarmente concentrate in alcune aree del Paese.
Sul sistema Bonus Malus che si fonda su un meccanismo di evoluzione delle classi di merito basato sostanzialmente su regole evolutive delineate nel 1993. Tale sistema, introdotto in un contesto normativo (regime di tariffa amministrata) ed economico (frequenza sinistri circa doppia rispetto all’attualità) non più attuale, è di fatto ancora in uso nel mercato, seppur con diverse varianti introdotte dalle imprese. In Italia tale sistema, dal punto di vista tecnico-attuariale, risente della concentrazione degli assicurati nelle prime fasce. 
Il parco veicoli assicurati “scivola” naturalmente ogni anno verso la prima classe, poiché la stragrande maggioranza degli assicurati (oltre il 92%) non causa sinistri.
Il fenomeno è destinato ad accentuarsi  e il rischio è che in meno di 20 anni si troverebbe con una concentrazione di oltre il 90% di assicurati nelle prime 3 classi e con un sostanziale ridimensionamento della differenza di premio tra assicurati in 1° classe e quelli in classe 14 (classe di ingresso). 
Il parametro “classe di merito”, in altre parole, che attesta la buona o cattiva condotta di guida dell’assicurato è destinato a perdere ogni significato ai fini della determinazione del profilo di rischio e, quindi, del premio, con effetti penalizzanti per gli assicurati virtuosi.

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